
- On Aprile 16, 2020
Il marchio non si cambia, a meno che…
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Nella storia della pubblicità, le aziende di maggior successo sono quelle il cui brand ha soddisfatto i bisogni dei consumatori a tal punto da sostituirsi nell’immaginario collettivo al prodotto stesso. Alcuni esempi: la carta assorbente è Scottex, il nastro adesivo è Scotch, il motore di ricerca è Google. Si tratta di un complesso di operazioni di marketing strutturate strategicamente per conquistare la mente delle persone, con il fine di posizionare il proprio marchio al massimo dell’awarness possibile per il proprio settore. Questo effetto prende il nome di “top of mind” e, quando si verifica, una parte del merito spetta al logo, che trasmette ai consumatori riconoscibilità, continuità e sicurezza.
Chi si occupa di marketing sa che il marchio è qualcosa di intoccabile, o quasi, e va “trattato con cura”. Una volta creato e lanciato sul mercato – nelle versioni di colore approvate – non può essere modificato né ritoccato alla leggera, a meno che non si proceda consapevolmente a un restyling completo. Il pittogramma di un’azienda è, insomma, il suo marchio di fabbrica, la certificazione della sua esistenza, e dunque una parte importante del suo successo.
Il brand redesign a supporto dell’emergenza
Tuttavia in questi giorni – in molti lo avranno notato – tanti loghi hanno cambiato il loro volto, seppur temporaneamente, in occasione di un evento che sta rivoluzionando le nostre vite: l’emergenza coronavirus. Poco dopo lo scoppio dell’epidemia, infatti, quando la gravità della situazione cominciava ad essere sotto gli occhi di tutti, alcune tra i maggiori brand mondiali hanno fatto ricorso all’ascendente dei loro loghi storici per sensibilizzare le persone sul distanziamento sociale come freno al contagio. Gli elementi grafici si separano, per ritrovarsi poi più uniti di prima.
Dietro la rivisitazione dei pittogrammi, oltre alla responsabilità sociale, c’è anche il desiderio di comunicare empatia e condivisione emotiva: se le persone sono costrette a mutare radicalmente le loro abitudini, anche la grafica delle aziende si modifica di conseguenza.
Il brand redesign, dunque, fa parte delle attività di brand reputation che hanno portato alcuni grandi gruppi internazionali a dare il proprio contributo durante l’emergenza. C’è chi lo fa lanciando messaggi iconici, chi riconvertendo la propria produzione per fornire i materiali che più servono e chi facendo donazioni a chi ne ha bisogno.
Ma come è nata, davvero, la rielaborazione grafica di alcuni tra i marchi più rappresentativi agli occhi dei consumatori? L’idea è arrivata dal designer sloveno Jure Tovrljan, che qualche settimana fa ha immaginato la sirena di Starbucks con indosso una mascherina. “Volevo solo lanciare il medesimo messaggio in un modo diverso: state a casa e rispettate le regole”, ha raccontato il creativo. Lo shock iniziale si è tramutato in una reazione entusiastica da parte delle aziende che, date le circostanze, hanno accolto lo spunto e riproposto loro stesse rivisitazioni del logo o dello slogan.
Ecco allora qualche esempio, tra i più iconici:
- Gli archi di McDonald’s si separano, così come i pallini arancione e rosso di Mastercard
- I cerchi di Audi e quelli delle Olimpiadi rinunciano a essere concatenati
- La V e la W di Volkswagen si allontanano
- Le schiene dei due omini del brand di abbigliamento sportivo Kappa non si toccano più
- La donna delle banane Chiquita sparisce dal cammeo per restare a casa
La loro potenza espressiva sta nell’immediatezza visiva del messaggio che diffondono: non siamo abituati alla separazione, ma ci sono momenti storici dove non c’è altra soluzione.
Anche gli slogan #restanoacasa
L’impatto comunicativo è rafforzato dai claim che accompagnano i loghi con un esplicito riferimento alla distanza sociale: CocaCola ha scelto “Staying apart is the best way to stay united”; Audi “Keep distance”; Volkswagen “Thanks for keeping your social distance” e Kappa “Uniti più che mai anche se distanti”.
Un altro approccio diventato virale crea innesti tra pay-off di brand famosi e l’hashtag del momento #iorestoacasa, con risultati esilaranti e giochi di parole che non mancano di strappare un sorriso.
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Noi di Hub Editoriale abbiamo scelto di aderire alla strategia messa in campo dai grandi brand e le tre realtà che compongono Hub “prendono le distanze” per un po’. Guarda il video che abbiamo realizzato per scoprire quali altri brand hanno ridisegnato il loro logo e come possiamo scomporre temporaneamente anche il tuo.
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